ALLA COMUNITÀ EDUCATIVA
Σε γνωρίζω από την κόψη,
του σπαθιού την τρομερή,
Σε γνωρίζω από την όψη,
που με βια μετράει τη γη.
Απ' τα κόκκαλα βγαλμένη
των Ελλήνων τα ιερά,
Και σαν πρώτα ανδρειωμένη,
χαίρε, ω χαίρε Ελευθεριά
Inno greco
di Dionysios Solomòs
Traduzione
Nella mattinata del 9 febbraio le classi 2B Scientifico, 3A Classico e 3B Classico, accompagnati dalle prof.sse Laura Surace, Luciana Sanguigni, Zaira Daniele e dal prof. Amedeo Cerilli, hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Lingua e Cultura Ellenica che si è svolta presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma.
Questa manifestazione, istituita per decisione del governo ellenico nel 2017, si celebra il 9 febbraio per ricordare la morte del poeta Dionysios Solomòs avvenuta proprio in questa giornata nel lontano 1857.
Dionysios Solomòs, poeta ottocentesco e conterraneo di Ugo Foscolo, è oggi considerato il poeta nazionale greco e autore dell’inno.
Dopo essersi formato sulla lingua e poesia italiana in molte e importanti città quali Cremona, Pavia e Venezia, Solomòs ritornò nella sua terra natìa e si dedicò allo studio della lingua greca; incominciò a comporre nella sua lingua, sicuramente influenzato dal Foscolo e affascinato dagli ideali risorgimentali.
Scopo della Giornata Mondiale è dunque quello di promulgare il ruolo svolto dalla Grecia nella formazione della civiltà europea e mondiale.
Anche il “Da Vinci” di Terracina ha aderito a questa iniziativa, partecipando ad una tavola rotonda organizzata dalla Delegazione di Roma dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC).
Dopo il messaggio istituzionale dell'ambasciata greca e il saluto di indirizzo del presidente della Delegazione, prof. Francesco Ursini, sono incominciati i lavori. La tavola rotonda, composta dagli interventi di Stefano Ferrucci (Università di Siena), Lidia di Giuseppe (Università Sapienza) e Mauro Bonazzi (Università di Utrecht), è stata di altissimo livello. Il professor Ferrucci ha spiegato il concetto di democrazia greca e la differenza con il sistema di oggi; la professoressa Di Giuseppe ha riflettuto su come il teatro possa formare i cittadini e il professor Bonazzi ha illustrato come la filosofia possa guidare nel processo di democratizzazione.
La giornata è stata arricchita, nella seconda parte, dalla presentazione dei lavori prodotti dai nostri studenti e studentesse durante i laboratori di ed. civica e nel progetto di PCTO “Hemeras”, curato dalla prof.ssa L. Surace, membro del Direttivo dell’AICC, la cui parte formativa è stata tenuta dalla dottoressa Giordano e ha riguardato il modo di fare comunicazione oggi e il suo aggancio con la democrazia. Le classi 3B e 3A dell’indirizzo classico hanno realizzato articoli di giornale che saranno pubblicati sulla rivista International web post.
Un altro momento davvero speciale è stato quando la classe 2B scientifico ha avuto la possibilità di condividere il proprio lavoro sul rapporto tra schiavitù e libertà alla presenza di relatori di altissimo spessore scientifico e didattico.
Con grande emozione ma - occorre davvero riconoscerlo - con grande entusiasmo e tanta pazienza, hanno parlato di schiavitù nel mondo greco-romano, ma hanno saputo declinare in maniera puntuale il macro tema, soffermandosi sui molteplici sviluppi nella realtà contemporanea: schiavitù intesa come sudditanza, sfruttamento minorile, bullismo, schiavitù socio-economica e psicologica.
Vogliamo concludere, cercando di rispondere alla domanda di apertura del convegno, contenuta nel messaggio augurale dell’ambasciata greca: “Come può una lingua parlata da qualche milione di persone avere una portata globale”.
La risposta può ritrovarsi nel discorso tenuto in occasione della consegna del Premio Nobel nel dicembre del 1963, il poeta greco Ghiorgos Seferis pronunciò le seguenti parole: “Se leggo in Omero queste semplici parole: «φάος ηελίοιο» (oggi si dice φως του ήλιου, la luce del sole), sento una familiarità più vicina a un’anima collettiva che a uno sforzo di conoscenza. E’ una nota, per così dire, i cui armonici vanno ben lontano, un tocco ben diverso da quello che può dare una traduzione. Perché infine parliamo la stessa lingua – e il senso della lingua riguarda le emozioni quanto la conoscenza. Una lingua alterata, se vogliamo, da un’evoluzione plurimillenaria, ma malgrado tutto fedele a sé stessa”.
Sedici anni dopo, nel 1979, il secondo premio Nobel greco, Odisseas Elitis, pronunciava nel suo discorso all’Accademia svedese: “Mi è stato concesso, cari amici, di scrivere in una lingua parlata solo da qualche milione di persone. E purtuttavia una lingua parlata da duemilacinquecento anni senza interruzione e con differenze minime. Questo scarto spazio-temporale, in apparenza sorprendente, trova il suo corrispettivo nelle dimensioni culturali del mio paese. Che è ridotto nella sua area spaziale, ma infinito per estensione temporale”.
Ecco, di fronte ad un pubblico internazionale, l’aspetto più rilevante che emerge dai due discorsi è la sua continuità ininterrotta attraverso i secoli.
In fin dei conti, siamo tutti, nell’era del digitale, figli adottivi della civiltà greca.
Proff.sse L. Sanguigni e L. Surace